opo aver parlato dell'arco in Europa, dalla sua nascita all'apogeo ed al triste
crepuscolo, perché fare larciere oggi? Cominciamo a dire cosa non è un arciere
medievale, in modo da sgombrare il campo da dubbi di qualsiasi tipo.
Un arciere medievale non è un violento, non è un fanatico delle armi e non è nemmeno un
istrione che desidera fare bella mostra di sé, indossando curiosi abiti. Certo non si
può negare che alcuni di noi manifestino un profondo rispetto per il proprio arco e che,
con infinita pazienza, curino con estrema attenzione non solo il proprio arco, ma anche
le lame corte e lunghe che vengono utilizzate durante le manifestazioni. Certo un po
di maniacalità nella ricerca del particolare del costume forse qualcuno ce lha.
Vedremo che ciò rientra in un discorso più ampio che nulla ha a che vedere col culto
della violenza, anzi ne è lesatto contrario. Ciò che a prima vista sembra un arma
rappresenta il proprio spirito ed uno strano vestito è in realtà un abito mentale.
Per descrivere larciere medievale del terzo millennio dobbiamo parlare della fine
del medioevo e di quando larco ha smesso di esistere come arma. Lavvento delle
armi da fuoco ha infatti reso leuropeo in grado di prevalere, grazie ad un maggior
sapere tecnologico, sul resto del mondo. Questo primato tecnologico occidentale
rappresenta ancor oggi una grossa conquista della nostra civiltà, con purtroppo numerosi
difetti che è abbastanza inutile rammentare.
Larma da fuoco, ma la tecnologia in generale, ha reso gli uomini uguali, nel senso
peggiore del termine. Chiunque, purtroppo anche un bambino, è in grado di premere un
grilletto o di schiacciare un bottone sbagliato. Un tempo invece lutilizzo di un
arma richiedeva un lungo allenamento. Chi doveva prepararsi ad utilizzare un arma doveva
sottoporsi ad una completa autoanalisi per rilevare i propri punti di forza e quelli di
debolezza, sia fisici che mentali. Doveva quindi sfruttare ed evidenziare le proprie
caratteristiche migliori e cancellare i propri punti deboli, che avrebbero significato una
veloce morte in battaglia.
Questo processo, che nel medioevo va sotto letichetta di "Cavalleria", ha
avuto un parente popolano nellarcieria, con un sangue forse più rosso che blu, ma
di un rosso estremamente vivo e forte
così forte da inginocchiare in molte
battaglie anche il più ardito cavaliere.
Grazie a questo allenamento larciere diventava un uomo diverso, migliore, perché il
duro lavoro lo aveva costretto a trovare il meglio di sé. Un uomo che, poiché spesso
dava la morte o ne veniva colto, sapeva dare il giusto valore alla vita.
arciere
medievale del terzo millennio ha capito questa importante lezione.
Fortunatamente non si trova più in condizioni così estreme e non è più costretto a far
dipendere la sua vita da una freccia, ma non ha comunque rinunciato alla ricerca di sé
stesso. Luomo non è cambiato nelle sue caratteristiche peculiari negli ultimi mille
anni (ma forse nemmeno nellultimo milione) e se un pezzo di legno ricurvo poteva
servire allora come mezzo di ricerca di sé, non si capisce perché non utilizzarlo anche
oggi.
Il suo messaggio, quindi, è tuttaltro che anacronistico ed anzi di
unincredibile modernità allapertura di un nuovo millennio dove luomo ha
perso il contatto con le sue radici e col proprio corpo e sembra stentare ad indirizzarsi
nel percorrere il suo cammino quotidiano.
Questo non significa che larciere medievale condanni i moderni arcieri, che
utilizzano archi tecnologicamente avanzati, più eleganti e precisi e che non mancano mai
il bersaglio. Il fatto è che il bersaglio dellarciere medievale è diverso. Il suo
bersaglio è luomo.
E se in qualche punto di questo sito, forse è stato un po sarcastico con le
altre "parrocchie"
perdonatelo, è uno del popolo. La sua risata è come
una freccia, va via diritta senza esitazioni e non conosce le finezze e le alchimie di
federazioni e associazioni più complesse ed evolute. Ma non vuole mancare di rispetto a
nessuno.
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